ROMA – Zero propaganda cinese. Anzi proprio zero propaganda. Solo notizie. Raccontate in modo divertente, ma non sempre e non solo per far ridere. ‘Habari Njema’ in lingua swahili vuol dire “buone notizie”. Ma potrebbe esserci un problema: sono trasmesse su Tiktok, il social finito nel mirino in Nord America e in Europa per i presunti legami con il governo di Pechino.
CENTINAIA DI MIGLIAIA DI FOLLOWER E MILIONI DI LIKE
In un paio di anni il canale ‘Habari Njema’ si è conquistato centinaia di migliaia di follower e milioni di like. La ricetta sono notizie oltre gli stereotipi dell’Africa come continente perennemente ostaggio di conflitti, povertà e altri disastri. Con un registro ironico gli short video su Tiktok raccontano invece culture e società variegate, con tanti problemi ma pure tante idee. Si va dalla “pop culture” alla politica, dalla pentola refrigerante inventata da un insegnante nigeriano per conservare il cibo bypassando l’assenza di corrente elettrica fino alle ultime leggi: scoprendo magari che dietro le norme anti-omosessualità approvate in Uganda il mese scorso c’è una tradizione cominciata dai colonizzatori inglesi, i cui discendenti sono ora in prima fila nel condannare le scelte di Kampala.
AMERICANA CON ORIGINI TANZANIANE
‘Habari Njema’ è un progetto di Marie Mbullu, 22 anni, cittadina americana di origine tanzaniana, studentessa di scienze ambientali all’Università del North Carolina. “Credo che più che i rischi di ingerenze esterne dietro il dibattito sull’opportunità di vietare Tiktok ci sia la concorrenza tra le aziende proprietarie delle maggiori piattaforme social a livello mondiale” sottolinea la influencer in un’intervista con l’agenzia Dire. “Durante la pandemia di Covid-19, per esempio, algoritmi e filtri hanno funzionato piuttosto bene, contribuendo ad arginare fake news”.
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STATI UNITI ED EUROPA CONTRO IL SOCIAL CINESE
Ma dall’America all’Europa (senza dimenticare l’India, rivale storica di Pechino) l’aria che tira è un’altra. Il mese scorso negli Stati Uniti è scaduto l’ultimatum perché su tutti gli smartphone riconducibili ad agenzie federali siano disinstallate le app di Tiktok. Una misura analoga è stata applicata dalla Commissione europea, mentre c’è già chi vorrebbe andare oltre.
@habari_njema
Un comitato del Congresso americano ha approvato una norma che permetterebbe al presidente Joe Biden di vietare Tiktok del tutto, sbattendo di fatto fuori dalla piattaforma cento milioni di cittadini statunitensi. Si muove intanto il Montana: proprio ieri è diventato il primo Stato americano a votare una legge per la proibizione, con 60 “sì” e 39 “no”.
CHI DIFENDE I “DIRITTI DIGITALI”?
Mbullu non è convinta che andrà a finire con un divieto totale ma intanto allerta i follower e si prepara a traslocare su Youtube e Instagram (app americane). Ad attivarsi sono anche gli animatori di Fight for the Future, una ong che sostiene di battersi per libertà e “diritti digitali”. La loro tesi è che Tiktok raccolga tantissimi dati personali, proprio come fanno le piattaforme social americane: servirebbe solo, Mbullu è d’accordo, una legge uguale per tutti.
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