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Vino, sindaco Pantelleria: Zibibbo è nostro, nessuno deve portarcelo via

AttualitàVino, sindaco Pantelleria: Zibibbo è nostro, nessuno deve portarcelo via

Comolli: Delocalizzarlo incentiva declino isola e dei suoi vignaioli

Milano, 4 mag. (askanews) – “Non è una battaglia per il solo vitigno e vino di Zibibbo ma la difesa di una produzione rinomata che identifica Pantelleria nel mondo. Delocalizzare lo Zibibbo vuol dire incentivare un lento declino produttivo, economico, vitale a vantaggio di pochi imprenditori non panteschi. Urge trovare una soluzione intelligente che blocchi la clonazione di un gioiello locale e impedisca la scomparsa di un paesaggio unico”. E’ quanto ha dichiarato Giampietro Comolli, esperto di enologia, agronomia e Distretti, in merito all’allarme lanciato dai viticoltori panteschi sul rischio di clonazione dello Zibibbo nella Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane.

Comolli è stato coinvolto dal sindaco di Pantelleria, Vincenzo Campo, nell’organizzazione di una tre giorni di incontri sul futuro vitivinicolo e agricolo dell’isola che si terrà dal 5 al 7 maggio con l’inequivocabile titolo “Zibibbo è Pantelleria”. “Occorre condivisione e voglia di crederci da parte dei panteschi: il valore e la risorsa economica si concretizza se c’è difesa delle qualità d’origine, dello sviluppo coordinato del turismo, più legame terra e mare, più legame fra panteschi e residenti” ha affermato il sindaco Campo, sottolineando che il Comune lancia questo evento alla luce “dello status precario, difficile e vulnerabile del nostro Zibibbo, che è il vino principe di Pantelleria da secoli: nessuno può e deve portarcelo via”.

Secondo Comolli, negli anni ’60-’70 del secolo scorso su questa magnifica isola vulcanica in provincia di Trapani c’erano 5.000 ettari vitati quasi totalmente a Zibibbo, e circa 6.000 famiglie di viticoltori che vivevano del loro lavoro, con una produzione che si attestava intorno ai 200mila quintali di uva fresca. Oggi i vignaioli puri rimasti sono solo 357, e coltivano appena 400 ettari di Zibibbo, producendo 18mila quintali di uva Doc destinata alla vinificazione dei vari vini. Una produzione media di 45 q/ha (da 20 a 60 a seconda delle zone ed esposizione) con un potenziale di 1,1 milione di bottiglie a Denominazione, di cui circa il 90% per due delle nove tipologie previste: il “Pantelleria DOC passito liquoroso” e il “Pantelleria DOC Moscato liquoroso”.

Dai dati del Consorzio di Tutela emerge che la produzione di bottiglie di “Pantelleria Doc Zibibbo dolce” risulta oggi limitatissima: tre grandi cantine su 22 imbottigliano 7.300 ettolitri degli 8.400 complessivi. Per Comolli, si tratta di “uva d’oro pagata solo 1,3 euro al chilo, quando potrebbe avere un valore potenziale riconosciuto di 5-7 euro al chilo, e un prezzo medio della mezza bottiglia di 7-8 euro, quando potrebbe avere un valore sul mercato tra i 20-25 euro”. “Un ricavo oggi per tutti i viticoltori di 2,5 mln di euro a vendemmia, quando potrebbe invece sfiorare i 9” insiste, sottolineando che “lo stesso vale per le bottiglie: ad un valore all’origine di 3,3 milioni di euro e sul mercato di circa 5,9 milioni, si potrebbe realizzare un fatturato per tutte le 22 cantine (ovviamente riducendo la quantità di bottiglie) almeno di 15-18 milioni di euro”.

Il sindaco Campo va oltre, spiegando che “l’allarme vero è dato da tre numeri: i 3.000 ettari di Moscato d’Alessandria ma chiamato Zibibbo, ufficialmente impiantati dal 2015 ad oggi a Trapani, Agrigento, Siracusa su terreni non vulcanici; un prezzo dell’uva al viticoltore pantesco che è 1/5 del suo vero valore reale se paragonato ad altre uve simili; il 70-80% di commercializzazione di ‘vino liquoroso’ e ‘moscato passito’ alla faccia di poche migliaia di bottiglie di Zibibbo Pantelleria Doc Passito Naturale che non esiste più…”.

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