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Vino, Onav-Ordine medici di Milano: il consumo deve essere moderato

AttualitàVino, Onav-Ordine medici di Milano: il consumo deve essere moderato

Convegno “In Vino Veritas” su potenziali rischi e benefici

Milano, 27 set. (askanews) – Moderazione. E’ questo il comun denominatore degli interventi che si sono susseguiti al convegno “In Vino Veritas”, promosso dall’Organizzazione nazionale assaggiatori di vino (Onav) e dall’Ordine dei medici di Milano, che si è tenuto nei giorni scorsi nel capoluogo lombardo. L’incontro tra mondo della medicina e mondo del vino aveva come obiettivo quello di fornire al pubblico “un quadro completo per poter costruire la propria opinione” sugli eventuali rischi per la salute connessi al consumo di vino. E, in grande sintesi, l’indicazione che è arrivata è stata quella che il consumo di vino deve essere consapevole e moderato.

Se è impossibile identificare una quantità di vino consigliata, alla luce dei fattori genetici e metabolici differenti da soggetto a soggetto, tutti i relatori hanno condannato il cosiddetto “binge drinking”, l’abbuffata di alcolici nel giro di pochissimo tempo, che si registra tra giovani e giovanissimi. “Durante la pandemia il consumo di alcol è cresciuto, specie per i ‘binge drinkers’, i bevitori compulsivi, a dimostrazione che esso ha una correlazione con aspetti psicologici e sociologici” ha spiegato il pediatra Alberto Martelli, aggiungendo che “la risposta può essere introdurre dei percorsi nelle scuole, a condizione che si possano educare i ragazzi a comprendere le regole, puntando sull’ascolto e sulla comunicazione con loro per capire quali sono i meccanismi che li spingono a bere”.

“Non dobbiamo imporre divieti, dobbiamo accettare tutto con moderazione, senza costrizioni o stress, basti pensare che oggi anche in molte diete non viene proibito il cioccolato, atteggiamento impensabile solo qualche anno fa” ha detto l’ematologa Marta Riva, evidenziando che un consumo moderato di vino può anche avere effetti potenzialmente positivi, come “un effetto preventivo sulla trombosi arteriosa e sulla corretta coagulazione del sangue, oltre all’azione antinfiammatoria dei polifenoli”. “A livello cardiologico i flavonoidi contenuti nel vino possono avere un effetto cardioprotettivo, soprattutto nella patologia ischemica, e non solo possono aiutare la riduzione dell’LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) e della aggregazione piastrinica, ma possono agire sulla disfunzione endoteliale e avere un effetto antinfiammatorio” ha spiegato il cardiologo Maurizio Losito, ricordando che “la quercetina e il resveratrolo in particolare hanno proprietà antiipertensive, anti trombogeniche e antinfiammatorie”. Secondo l’epatologa Chiara Becchetti, persino per il fegato,l’organo più colpito dagli effetti negativi dell’alcol, il consumo moderato di vino “può avere effetti positivi nella riduzione delle fibrosi”.

Infine per quanto riguarda la salute mentale, Milena Lambri, membro del comitato scientifico di Onav e docente di Enologia e Analisi sensoriale all’Università Cattolica, ha spiegato che “ognuno di noi sente nel vino un numero di elementi proporzionali alla sua soglia di percezione (fattore che può essere comunque allenato) e questa capacità gratifica e consente di perfezionare la conoscenza di sé. Inoltre – ha concluso – secondo una ricerca del Massachusetts General Hospital, il vino ha la capacità di agire positivamente sull’ipertensione perché riduce lo stress”.

“L’alcol nel vino rappresenta circa il 10% del totale, e ci sono molti altri elementi che lo rendono un prodotto straordinario” ha chiosato Vincenzo Gerbi, presidente del Comitato scientifico di Onav, aggiungendo che “così come nei farmaci abbiamo il principio attivo e l’eccipiente, che è solo un veicolo: nel vino l’alcol è l’eccipiente mentre il principio attivo è costituito da acini organici, sali minerali, glicerolo e polifenoli”.

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, ha auspicato “che ci siano altri momenti formativi come questo”, mentre il presidente nazionale di Onav, Vito Intini, ha sottolineato che “chi conosce il vino beve meno ma meglio, perché impara a conoscere i propri sensi, a capire le sue componenti e ad apprezzare ciò che sta dietro al calice: l’alcol, in tutto questo, ci interessa poco, se non per la conservazione del prodotto”.

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