Capecci: abbiamo seguito vocazione al biologico e a vitigni autoctoni
Milano, 16 apr. (askanews) – “Anche il vino può essere un traino per il territorio, a partire dalla qualità delle produzioni fino all’enoturismo, grazie alla capacità attrattiva che i marchigiani possono migliorare, facendo leva quindi sugli alti standard di servizio, che sono un driver vincente. È la forza del nostro made in Marche e della nostra artigianalità, che celebriamo nella prima Giornata nazionale del made in Italy”. Lo ha detto l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Andrea Maria Antonini, intervenendo al convegno “Radici profonde, visioni future: l’evoluzione del vino marchigiano” alla 56esima edizione di Vinitaly.
All’incontro, l’enologo Roberto Potentini ha ricordato che “nei primi dieci posti dei vini più premiati d’Italia ci sono tre etichette marchigiane”, sottolineando che “ora dobbiamo saper diversificare”, mentre Marta Cocci Grifoni (terza generazione dell’azienda Cocci Grifoni di Ripatransone), ha evidenziato che “il futuro passa dalla formazione e dal’innovazione, una soluzione che ritengo indispensabile per contrastare i cambiamenti climatici”. Secondo Gianluca Garofoli della Cantina Garofoli di Castelfidardo, “noi cerchiamo di capire quali risposte dare ai consumatori futuri: gli americani bevono meno, in Italia non c’è più il consumo quotidiano e questo porta a diversi tipi di scelte: ritengo comunque importante l’esperienza enoturistica, lo storytelling, così da far capire cosa c’è dietro a una bottiglia di vino”.
Dal 1999 quando è nato, ad oggi, l’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) è passato dai 19 fondatori agli attuali oltre 500 soci, con una concentrazione sulle prime dieci aziende che rappresentano il 75% della produzione commercializzata. “L’importanza dell’azienda familiare è fondamentale, perché quella del vino è un’attività di business che richiede molto tempo per il rientro, non bastano pochi anni” ha messo in luce, il presidente Michele Bernetti, sottolineando che “per il futuro non abbiamo timore: siamo una regione un po’ chiusa, forse per il carattere che contraddistingue i marchigiani, molto dediti al lavoro e meno alla comunicazione, per questo ritengo che qualche innesto esterno potrebbe essere interessante per tutti quanti”. Anche per Simone Capecci, presidente del Consorzio Vini Piceni, il futuro è nelle mani dei giovani, “che gestiscono i social e sono un nuovo modo di comunicare, più immediato: sarà fondamentale per noi, che abbiamo seguito la vocazione al biologico e ai vitigni autoctoni come punto di forza”.
“La strategia è quella di favorire la sinergia fra le aziende, il dialogo fra imprenditori e giovani – ha chiosato la wine maker Eleonora Marconi – siamo le Marche e quando facciamo le cose insieme sappiamo brillare come un diamante”.