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VIDEO | Walter e Daniela, un matrimonio e 4 diagnosi di cancro

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ROMA – “Ho cominciato la mia avventura medica a 40 anni, nel 2001, quando mi è stato diagnosticato un cancro allo stomaco; poi nel 2010 ho avuto un carcinoma al seno, mentre nel 2014 una recidiva al seno, per cui mi sono dovuta sottoporre a chemio e radioterapia. Ho avuto anche altri tumori, ma per fortuna benigni e di minore entità. In tutti questi anni ho avuto accanto a me Walter, mio marito, che mi ha sempre supportata. Nel settembre scorso, però, lui da ‘spettatore’ è diventato ‘protagonista’, perché durante alcuni controlli a seguito di un intervento è emerso che aveva un carcinoma al rene”. Daniela Manias, romana di 63 anni, ex paziente oncologica e da anni volontaria della Fondazione IncontraDonna, ha raccontato alla Dire la sua lunga e complessa esperienza legata al tumore, in occasione della presentazione ieri a Roma, presso il ministero della Salute, della nuova campagna nazionale ‘Prevenzione Oncologica Maschile’ promossa da Fondazione IncontraDonna in collaborazione con il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. “Oggi sono qui per accompagnare mio marito a questa iniziativa- ha proseguito- perché anche lui è diventato un testimone diretto dell’importanza della sensibilizzazione in tema di prevenzione oncologica maschile”. 

Walter Patrignani, 65 anni, anche lui romano, ha scoperto la sua malattia quasi per caso. È sposato da 40 anni con la signora Daniela e hanno quattro figli, dai 24 ai 37 anni. Appassionato di ciclismo, qualche mese fa, a seguito di una caduta dalla bicicletta, è stato ricoverato per un forte dolore alla schiena dovuto però non all’impatto per l’incidente ma, come emerso da una tac, alla presenza di un calcolo al rene. “Erano necessari ulteriori accertamenti ma lui esitava nel prendere un nuovo appuntamento dal medico- racconta ancora sua moglie Daniela- così alla fine sono stata io ad alzare il telefono e a fissargli una visita dall’urologo, il quale ha reputato opportuno operarlo subito, perché era passato troppo tempo dal suo incidente in bici. L’intervento per la rimozione del calcolo andò bene, ma durante i controlli post operatori è emerso che aveva un carcinoma all’altro rene. Quindi si è sottoposto ad un nuovo intervento. Certo, il percorso è ancora lungo e da qui a 5 anni dovrà fare delle visite ravvicinate, come tutte le persone che affrontano un percorso oncologico, ma per fortuna siamo riusciti ad arrivare in tempo”.

Dopo tanti anni passati a supportare la moglie malata oncologica, quindi, Walter si è ritrovato a combattere lui stesso contro un tumore. Cosa ha significato per lei? “Nonostante i lunghi e difficili anni trascorsi accanto a Daniela, non ero pronto ad affrontare in prima persona una esperienza del genere, mi sono sentito spiazzato- ha raccontato Walter alla Dire- sicuramente avrei preferito non viverla, però alla fine l’ho attraversata con la giusta calma. Mia moglie aveva superato ostacoli peggiori dei miei e il mio non era nulla in confronto. Il mio intervento al Campus Bio-Medico è andato molto bene, anche perché oggi ci sono a disposizione della medicina sistemi mininvasivi veramente eccezionali. Ne sono uscito vincitore, almeno per ora. Poi ovvio, per i prossimi cinque anni dovrò sottopormi a screening piuttosto ravvicinati, ogni tre mesi, perché purtroppo il carcinoma al rene tende a ripresentarsi”. Ma Walter dopo la sua esperienza ha capito fino in fondo l’importanza della prevenzione, per questo ieri era al ministero. 

Gli uomini sono un po’ più fifoni- dice- e tendono ad andare dal medico solo quando spinti da una impellente necessità. Dovrebbero invece farlo prima, perché purtroppo, come nel mio caso, a volte le malattie oncologiche possono arrivare da un momento all’altro e peggiorare se non diagnosticate per tempo. Solo due mesi prima dal mio ultimo controllo non avevo nulla, poi ho scoperto, grazie anche alla spinta di mia moglie, che era arrivato il tumore al rene. Questo ci deve far riflettere. La salute è come una macchina: se la mantieni bene dura e funziona, altrimenti se la trascuri può capitare che ti lasci per strada”. Infine, l’importanza della comunicazione sulle patologie oncologiche, a partire dai termini: “Fino a non troppo tempo fa il tumore era definito il ‘male incurabile’, oggi finalmente fa molta meno paura e lo si chiama con il suo nome– ha aggiunto Daniela- anche la parola ‘metastasi’ prima incuteva terrore, mentre adesso non è più un tabù. Lo scorso 13 ottobre, in Campidoglio, abbiamo celebrato anche la prima giornata Giornata nazionale del tumore metastatico. Questo per dire che parlarne è importante: quando con la Fondazione IncontraDonna andiamo sui treni per parlare di prevenzione oncologica incontriamo persone disponibili che addirittura ci ringraziano, ma altre, per lo più i giovani, sono ancora ostili all’argomento, ci dicono che ‘porta male’ e non vogliono sentirne parlare. C’è ancora da lavorare, ma sono certa che cambierà”, ha concluso. 

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