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Sudan, dopo un anno di guerra 17 milioni a rischio fame: aiuti bloccati da esercito e paramilitari

GenovaSudan, dopo un anno di guerra 17 milioni a rischio fame: aiuti bloccati da esercito e paramilitari

ROMA – “In Sudan gli aiuti umanitari vengono costantemente bloccati da tutti gli attori in guerra“. A lanciare l’allarme in una intervista con l’emittente France 24 è Mathilde Vu, responsabile advocacy per il Norwegian Refugee Council. All’indomani dell’anniversario dello scoppio delle ostilità tra l’esercito nazionale e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf), la Francia ha ospitato a Parigi una conferenza internazionale sulla crisi umanitaria nel Paese, col sostegno di Germania e Unione europea, che si è conclusa con l’annuncio di un pacchetto da 2 miliardi di euro.

Tuttavia, da mesi militari e combattenti bloccano gli aiuti delle organizzazioni, sia vietando l’accesso in determinate aree che ponendo ostacoli all’ottenimento dei visti. Mathilde Vu riferisce che le Rsf ad esempio “hanno anche saccheggiato le nostre scorte di aiuti. Questo ci impedisce di intervenire dove ce n’è più bisogno, soprattutto nella regione del Darfur e nella capitale Khartoum”.

La responsabile continua: “Quasi 5 milioni di persone sono sull’orlo della carestia e si stima che 17 milioni subiranno insicurezza alimentare nelle prossime settimane. Il problema non è solo che non c’è abbastanza da mangiare, ma anche l’impennata dei prezzi causata dal collasso dell’economia, pertanto ciò di cui la popolazione ha più urgentemente bisogno è il cibo. I nostri team iniziano inoltre a vedere sempre più rifugiati attraversare il confine con il Ciad, in fuga dalla violenza e dai combattimenti, ma anche dalla fame. È una situazione estremamente grave. Vuol dire che stiamo andando verso un movimento di sfollati a causa della fame”.

“BAMBINI TRAUMATIZZATI, PIANGONO QUANDO PASSANO GLI AEREI”

L’esponente del Norwegian Refugee Council riferisce che “oltre alla carestia, l’intero paese è in rovina”, con “interi villaggi ridotti in cenere dalle milizie. I civili vengono uccisi ogni giorno o sono vittime di violenze, esecuzioni o massacri di stampo etnico su vasta scala. Tra i miei colleghi- dice Vu- ognuno ha perso un familiare, a volte in condizioni vergognose o disumane. Nella zona dove ancora operiamo stiamo cercando di riaprire le scuole, perché non ce ne sono più funzionanti, e di offrire aiuto psicologico ai bambini. Stiamo cercando di insegnare loro a gestire la rabbia e lo stress, che sono immensi. Hanno incubi ogni notte e scoppiano a piangere se sentono gli aerei”.

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