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Schillaci: “Nei prossimi giorni riusciremo a chiudere il nuovo decreto sui Lea”

GenovaSchillaci: “Nei prossimi giorni riusciremo a chiudere il nuovo decreto sui Lea”

ROMA – “Abbiamo regioni diverse con modelli diversi che fanno registrare ancora oggi tante disuguaglianze di cui sono vittime i cittadini italiani. L’autonomia differenziata può diventare un modello virtuoso che genererà un maggiore riequilibrio tra le regioni, ma rivendico un ruolo guida del ministero della Sanità. Le regioni in difficoltà devono trovare aiuto nel ministero. Nei prossimi giorni riusciremo a chiudere il nuovo decreto sui Lea, fermo da oltre sei anni, segnando un cambio di marcia per una sanità più equa in tutte le regioni”. A dirlo è il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che su Elisir, in onda su Rai Tre, affronta le principali sfide da affrontare per migliorare il Sistema sanitario nazionale (Ssn).

Un primo passo è ridurre le liste d’attesa e un aiuto potrebbe arrivare dalla depenalizzazione della responsabilità medica, salvo i casi in cui l’errore del medico sia doloso. “È un passo significativo- afferma Schillaci- stiamo lavorando con il ministro Nordio su un provvedimento utile a diminuire la cosiddetta medicina difensiva. Vengono prescritti tantissimi esami inutili, che pesano sulla spesa sanitaria nazionale fino a 10 miliardi l’anno. Rendere il medico più sicuro nella sua posizione – senza togliere nulla ai pazienti, perché se c’è un errore per dolo e colpa grave il medico ne risponderà – potrebbe ridurre le liste diattesa”. In secondo luogo, per ridurre il problema di carenza di organico, “bisogna combattere il triste fenomeno dei gettonisti, che ho scoperto poco tempo dopo essere diventato ministro e sul quale abbiamo preso 15 giorni fa un provvedimento di legge per contrastarlo. Per far tornare anche il gettonista a lavorare nel Pubblico va reso più attrattivo il Ssn. Ma- assicura Schillaci- sarà incremento pure il numero dei posti nella facoltà di Medicina e Chirurgia. Infine, guardiamo con attenzione ad altre nazioni perché le figure che mancano oggi e mancheranno nei prossimi anni in Italia sono gli infermieri”.

Il decreto legge Energia del 28 marzo scorso affronta proprio questi capitoli: “Oltre ai medici a gettone, abbiamo dato risposte sui Pronto soccorso (Ps) e sull’emergenza-urgenza. Abbiamo aumentato l’indennità per chi lavora nei Ps e in emergenza-urgenza per l’orario aggiuntivo, abbiamo anticipato un’indennità speciale al primo giugno 2023 e abbiamo dato la possibilità agli specializzandi di andare ad operare nei reparti di emergenza-urgenza”. Inoltre, è stata data “la possibilità agli infermieri e agli operatori sanitari di effettuare la libera professione per far sì che possano svolgere la loro attività anche in altre strutture (Rsa o istituende case della comunità)”. Da ultimo “l’inasprimento delle pene per le aggressioni al personale sanitario- sottolinea Schillaci- ad essere colpiti sono soprattutto le donne e gli infermieri”.

Passando al sovraffollamento dei Ps, all’interno del Pnrr sono previsti con fondi ad hoc gli ospedali di comunità. “Devono essere realizzati entro il 2026 e possono rappresentare presidi importanti a media intensità. Oggi gran parte dei pazienti che si recano nei Ps possono farne a meno, dobbiamo puntare allora su forme alternative di assistenza per dare al paziente la possibilità di trovare una risposta alla sua richiesta di salute non solo nei Pronto soccorso ma anche nelle nuove case comunità e negli ospedali di comunità. Va rafforzata, inoltre, la rete dei medici di medicina generale e delle farmacie dei servizi”. La ricetta che Schillaci segue per efficientare il Ssn punta soprattutto su nuovi modelli organizzativi, diversi da quelli avuti fino adesso. Perché avere più fondi è “auspicabile” ma “quest’anno il fondo sanitario nazionale è stato già incrementato di oltre 5 miliardi e abbiamo distribuito 136 miliardi alle varie regioni”.La lezione della pandemia è stata chiara: dovrà essere affrontata la “debolezza in alcuni settori del nostro Ssn, come la medicina territoriale ed è su questa che cercheremo di intervenire con i fondi del Pnrr”.

Una ricerca dell’università di Cambridge condotta in 18 paesi nel 2015, e ancora valida, dimostra appunto che la durata media della visita di un medico italiano è di 9 minuti. “L’anamnesi è la parte più importante del rapporto tra medico e paziente. Dobbiamo aiutare i medici di medicina generale ad avere un minor carico burocratico in modo che si possano dedicare a visitare i pazienti senza essere presi da mille altre incombenze- aggiunge Schillaci- che non competono ai medici e agli operatori sanitari”. Un’ultima riflessione sulle date. Dal prossimo 30 aprile via le mascherine anche dagli ospedali e dalle Rsa, la pandemia sembra alle spalle? “Siamo preparati, abbiamo imparato molto dalla pandemia, che abbiamo vissuto tragicamente, e per fortuna oggi i dati sono rassicuranti. Il piano pandemico è stato aggiornato, ma lo rivedremo entro la fine dell’anno tenendo in considerazione i nuovi virus respiratori che possono colpire la nostra nazione”, conclude.
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