NAPOLI – “Analizzare l’impatto dei cambiamenti macroeconomico-finanziari sulla gestione della previdenza, confrontandosi con i principali player nella gestione di patrimoni mobiliari e nel settore finanziario, è un passo fondamentale per pianificare in modo concreto e produttivo il futuro della Cassa nell’interesse di tutti gli iscritti. Garantire il futuro della professione passa indispensabilmente dalla conoscenza di come si muovono i grandi mercati finanziari all’interno dei quali abbiamo il dovere di fare scelte ponderate e vincenti al tempo stesso”. Lo ha dichiarato Luigi Pagliuca, presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, a margine del convegno ‘Scenari della previdenza e della finanza: la normalizzazione dei tassi d’interesse e il percorso di rientro dell’inflazione. Rischi e opportunità per il 2023’, promosso dalla Cnpr a Napoli e a cui hanno partecipato Prometeia Advisor Sim, Amundi Sgr, Eurizon Capital Sgr, Banca Patrimoni Sella, Generali Investments, Credit Suisse Asset Management e Bnp Paribas. “Abbiamo superato lo stress test legato all’emergenza pandemica, prima, e al conflitto in Ucraina, ora, che hanno comportato un ricorso massiccio alle misure di sostegno a favore dei colleghi in difficoltà. Siamo pronti a intraprendere nuove sfide nei mercati – ha aggiunto Pagliuca – con le caratteristiche di sempre: trasparenza per gli iscritti e competenza negli investimenti”.
L’analisi del momento storico e le prospettive sono state sottolineate anche da Maria Vittoria Tonelli (consigliere d’amministrazione della Cnpr): “Abbiamo superato quella che tutti gli analisti finanziari hanno denominato ‘la tempesta perfetta’ alimentata dalla rapida crescita dell’inflazione, già in rialzo dal 2021, dalle crisi geopolitiche, dalle politiche monetarie restrittive messe in campo dalle banche centrali. Tutti fenomeni che hanno causato un fortissimo deterioramento del clima di fiducia, e altrettanti timori per un potenziale rischio stagflazione. Le prospettive di normalizzazione dei tassi di interesse con un percorso di rientro dell’inflazione e una corretta analisi di quei fattori che, secondo il parere di esperti gestori, potrebbero confermarsi rischi da monitorare con attenzione, ci aiuteranno nel saper cogliere le opportunità per il 2023”.
L’appuntamento partenopeo è stato occasione di confronto tra le principali realtà del mondo della finanza e delle Società di gestione del risparmio.
IL CONFRONTO
“Il 2023 è iniziato in modo sprint – ha sostenuto Giuseppe Patriossi (Promoteia Advisor Sim) – in particolare nel mese di gennaio, se pur si intravedono alcune criticità come, ad esempio, la crisi del settore bancario di marzo che ha colpito alcuni intermediari. Dati positivi si registrano sia sul fronte azionario che in quello obbligazionario anche se, per trovare poi una stabilizzazione, bisognerà attendere il 2024. Si iniziano, dunque, a intravedere le condizioni per un parziale recupero dopo il 2022 che è stato un anno eccezionalmente negativo per i mercati finanziari a causa della combinazione di diversi fattori come la crescita dell’inflazione e il conflitto in Ucraina che ha generato politiche restrittive che, a loro volta, hanno influito in tutte le classi di investimento. Restituendoci tassi di interesse alti. Per adesso suggerisco di navigare con cautela in questi mari tempestosi”.Secondo Simone Ori (Amundi Sgr) “l’asset allocation dei portafogli rimarrà molto prudente sia dal punto di vista della componente equity che per quella obbligazionaria. Sul portafoglio azionario saremo corti di equity soprattutto per i develop countries; per ciò che riguarda il portafoglio obbligazionario, a livello geografico ci piace più la curva americana dove saremo lunghi di duration laddove invece saremo corti per quella europea. Per quanto riguarda il rischio credito valgono gli stessi ragionamenti fatti sul portafoglio azionario, vale a dire centrando il focus sulla qualità attraverso strumenti di investing grade, meno volatili in caso di recessione o rallentamento della crescita economica. Il focus delle banche centrali rimarrà sull’obiettivo dell’inflazione al 2% e il rialzo dei tassi per gestirla rischia di rallentare la crescita economica”.
Paolo Dallera (Eurizon Capital Sgr) ha detto che “saper distinguere tra volatilità e rischio è fondamentale. La prima attiene alla fluttuazione dei prezzi mentre il secondo è collegato al concetto di perdita. Il vero pericolo per un investitore è il rischio, l’incapacità di programmare il futuro, mentre la volatilità può costituire un’opportunità. L’esperienza ci insegna che tutte le volte che i mercati hanno affrontato periodi negativi poi hanno recuperato nel lungo periodo, generando ritorni soddisfacenti per l’investitore. Per tenere sotto controllo la volatilità, si deve costruire il portafoglio su una corretta allocazione degli asset, puntando sulla diversificazione, con strumenti tra loro correlati e bilanciati. In periodi di alta volatilità, occorre puntare su società ad elevata qualità e su determinate tematiche settoriali modificando, se necessario, i pesi delle componenti degli asset strategici e lavorando sulla duration”.
Per Nino Mancini (Banca Patrimoni Sella) “alla luce della normalizzazione delle politiche monetarie e della salita dei rendimenti sui mercati obbligazionari impiegare liquidità sul mondo bond non è più esclusivamente un parcheggio. Oggi anche il mondo obbligazionario governativo, ma anche dei titoli societari, esprime rendimenti attraenti. Dopo un decennio nel quale abbiamo visto l’andamento dei mercati azionari e obbligazionari muoversi all’unisono, con il 2023 possiamo di nuovo apprezzare come i vecchi portafogli bilanciati tornino a funzionare, ovvero quando i mercati azionari salgono quelli obbligazionari scendono e viceversa. Questo è dovuto al ritorno di politiche monetarie normalizzate, quindi dalla fine delle politiche monetarie restrittive delle banche centrali adottate in seguito alla grande crisi del 2008”.
Fabio Cavazza (Generali Investment) ha sottolineato che “le casse di previdenza e assistenza dei liberi professionisti, accanto all’Inps, oggi costituiscono il primo pilastro della previdenza obbligatoria. Questi enti, a differenza delle gestioni pubbliche, dispongono di riserve patrimoniali estremamente elevate, circa 83 miliardi di euro. Nel 2020 abbiamo assistito al ricorso massiccio di cassa integrazione e perdita di lavoro, questo ha creato squilibrio nei contributi e nei versamenti di 1,3 mld, generando una crisi di sistema. Attualmente lo stato di salute delle Casse in generale è decisamente buono e sostenibile nel lungo periodo, questo ci consente di ragionare su come le casse devono fare i propri investimenti. Attendiamo una più moderata dialettica delle banche centrali europee e di conseguenza anche della FED sui tassi, rimaniamo costruttivi sulla parte governativa del debito europeo mentre rimaniamo su posizioni più prudenti per il comparto azionario americano”.