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Persone e diritti come bussola di sviluppo per l’Africa, parola del Sant’Anna di Pisa

GenovaPersone e diritti come bussola di sviluppo per l’Africa, parola del Sant’Anna di Pisa

ROMA – Viviamo in un mondo complesso a partire dalle tante sfide poste dall’Africa, positive e negative, che non mancano di avere ripercussioni anche sull’Europa. Per affrontarle, il mondo dell’Università e della ricerca può essere la chiave, a patto che sappia creare ponti tra gli atenei, le istituzioni e i privati, rafforzando pace, diritti e democrazia. A fare la differenza però, “è il lavoro sulle persone nel loro specifico contesto: è il vero elemento che puà contribuire alla crescita di quei Paesi, ma anche alla nostra”. Ne è convinta Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, una università che ha 25 anni di esperienza in “variegati e sinergici” progetti di sviluppo e missioni di ricerca nel continente a Sud del Mediterraneo. Occasione della riflessione è il panel ‘Cooperazione Italia/UE-Africa in materia di ricerca e innovazione: stato attuale e prospettive future – Quale ruolo per la Scuola Sant’Anna?’.

Continua Nuti: “I progetti, anche quelli sulla salute, hanno senso solo considerando l’insieme delle problematiche dei territori, come quelli legati alla carenza o assenza di diritti umani. E poi lavorare sulle competenze, facendo attenzione alle società in cui le persone vivono”.

TANTI PROGETTI: DAGLI IMPIANTI GEOTERMICI ALLE “MINIERE SOSTENIBILI”

Un’esperienza più che ventennale, quella del Sant’Anna, che ruota attorno a tre assi – formazione, ricerca, consulenza – e va dalla realizzazione di impianti geotermici nei villaggi alla creazione di strategie di mitigazione e adattamento climatico a livello urbano, oppure di consapevolezza sulle attività minerarie sostenibili. Proposti poi corsi di formazione per magistrati, attività di peace building e organizzazione dei processi elettorali, analisi del lavoro e funzionamento degli ospedali, fino al recente sostegno al neonato pool anti-terrorismo in Niger. Molti di questi progetti prevedono collaborazioni con atenei e ong, con fondi dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), Unione europea, Unione africana e Nazioni Unite.

Un “patrimonio” di interventi che ha permesso di elaborare altre buone pratiche di cooperazione, come riferisce Andrea de Guttry, docente di Diritto internazionale: “Agiamo sempre consapevoli che quello che facciamo potrebbe esacerbare eventuali conflitti, e ciò va evitato”. Le attività della Scuola, continua de Guttry, prestano attenzione allo “human rights based approach: al di là dell’ambito in cui lavoriamo, si deve sensibilizzare sui diritti umani, e rafforzarli”. Nel tempo, si è passati poi dal condurre attività “donor based” a “need based”, ossia “partiamo sempre dalle richieste che ci arrivano dalle controparti”. Infine, i benefici devono essere “a doppio senso” e “in armonia con gli Obiettivi dell’Agenda di sviluppo Onu 2030”, conclude il docente.

AFRICA, PRIMO PARTNER STRATEGICO PER L’UNIONE EUROPEA

D’altronde, l’Africa “è il partner strategico più vicino all’Italia e all’Europa”, come ricorda Maria Cristina Russo, a capo della direzione generale Ricerca e innovazione della Commissione Europea. “Non è un caso- ricorda la dirigente- se il primo viaggio della presidente Ursula von der Leyen al di fuori dei confini Ue, a fine 2019, sia stato presso il quartier generale dell’Unione africana, ad Addis Abeba”.

Un’alleanza, cita ancora Russo, che si esplica dal 2010 attraverso il dialogo politico ad alto livello su scienza, tecnologia e innovazione, che ha ricevuto impulso nel 2020 dal Nuovo partenariato Ue-Africa, che mette al centro anche la cooperazione accademica.

L’ITALIA E IL RUOLO CHIAVE DEGLI ATENEI NEL MONDO

Quanto all’Italia, “vanta un ruolo centrale nella formazione e istruzione, e praticamente ogni stato africano ce la richiede” assicura Giuseppe Mistretta direttore per i Paesi dell’Africa Sub-sahariana del ministero degli Affari esteri e la cooperazione internazionale. L’attuale governo, prosegue Mistretta, “ritiene prioritario il partenariato con quel continente”, come dimostra anche il prossimo Forum Italia-Africa di ottobre, nel corso del qual verrà presentato il cosiddetto ‘Piano Mattei’ per il rilancio strategico: “non si limita al tema dell’energia- dice l’ambasciatore- né punta a inseguire Cina, Russia o Turchia” in ambito economico e militare, bensì ha vari obiettivi tra cui “informare i governi della particolare expertise italiana, con atenei e think tank”.

L’esponente della Farnesina avidenzia che “dal 2020 l’Africa ha assistito a sette colpi di Stato”, ma organizzare libere elezioni “non è sufficiente a costruire la democrazia”, che invece è legata a tante dinamiche che toccano la qualità della vita delle persone: “In Africa- avverte- 300 milioni di persone non hanno i documenti e moltissime altre non hanno né formazione né lavoro”.

Un contributo a questi obiettivi giunge anche dalle “seconde generazioni” che vivono nel nostro Paese, come dice Francesco Strazzari, docente di Relazioni internazionali del Sant’Anna, che cita i tanti giovani afrodiscendenti che “si affacciano ai nostri dottorati o sono già coinvolti in progetti sul campo”, ribadendo che tra Italia e Africa “esistono notevoli spazi di cooperazione”.
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