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Oltre 500 morti in Sudan, l’appello di Amnesty international Italia

AttualitàOltre 500 morti in Sudan, l'appello di Amnesty international Italia

“Il 5×1000 a noi per la protezione dei civili”

Milano, 3 mag. (askanews) – Gli scontri tra le forze armate fedeli al capo di Stato di fatto del Sudan, Abdel Fattah al-Burhan, e il gruppo paramilitare denominato Forze di supporto rapido, guidato dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, hanno finora provocato oltre mezzo migliaio di morti e quasi cinquemila feriti. Gli attacchi contro i centri abitati portati dalle due parti in conflitto stanno flagellando la popolazione civile della capitale Khartoum. Si registrano imponenti flussi di sfollati provenienti dal Sudan e diretti oltreconfine. Di fronte questa situazione Amnesty International Italia lancia un appello per sostenere l’impegno per la protezione di migliaia di civili, vittime di crimini di guerra, sostenendo la Campagna 5×1000 di Amnesty International, inserendo il Codice Fiscale 03 03 11 10 582 nella dichiarazione dei redditi. Con la campagna #Amnestyseitu l’organizzazione chiede a tutti di sostenere il suo impegno, perché “i diritti umani sono un patrimonio di cui è fondamentale prendersi cura ogni giorno”.

“Nel frattempo – si legge in una nota di Amnesty – sono ripresi gli scontri anche nella regione del Darfur, dov’erano iniziati nel 2003: coloro che si scontrano oggi per il controllo del potere sono gli stessi che per 20 anni hanno commesso crimini di diritto internazionale contro la popolazione darfuriana, provocando almeno 300.000 morti e la fuga di tre milioni di persone. La persistente impunità e l’incapacità di garantire un corretto accertamento di responsabilità nei confronti di coloro che sono sospettati di aver commesso crimini di guerra, oggi in una posizione di leadership in Darfur, stanno contribuendo alle violenze ora in corso in Sudan”.

“Le testimonianze che ci arrivano dal posto sono terrificanti. Continuiamo ad appellarci alla comunità internazionale affinché non volti nuovamente le spalle al Sudan e non ripeta quanto accaduto nel 2019, quando una sollevazione popolare pose fine al regime di terrore di Omar al-Bashir, ma la popolazione sudanese venne poi di fatto lasciata sola. Le persone sono nuovamente in fuga, vittime di un conflitto tra forze di potere che lottano tra loro per il controllo del paese. È evidente che i civili ne subiscano le conseguenze senza un’adeguata protezione e assistenza. Tale atteggiamento è inaccettabile pretendiamo che le parti in conflitto garantiscano la protezione dei civili e permettano l’accesso agli aiuti umanitari per tutti coloro che ne hanno bisogno. Stiamo assistendo ad un vero e proprio omicidio dell’umanità”, dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

“Quanto sta accadendo in Sudan rappresenta anche il fallimento dell’impegno della comunità internazionale a collaborare alla giustizia internazionale – aggiunge Noury – La Corte Penale internazionale ha emesso sette mandati di cattura, quasi 15 anni, fa nei confronti dell’ex presidente al-Bashir e di altri esponenti dell’esercito e dei paramilitari, ma solo uno di essi è stato eseguito. Lo stesso al-Bashir, il principale sospettato, è ancora in fuga e addirittura libero nel suo paese. Di fronte a una situazione così drammatica, è fondamentale l’incessante impegno di Amnesty per la protezione di migliaia di civili, vittime di atroci crimini di guerra: oggi più che mai è necessario il sostegno di ogni singola persona e anche un piccolo gesto, come devolvere il proprio 5×1000 in difesa dei diritti civili, può fare una grande differenza”.

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