Simbolo Russia isolata, mentre 13 anni fa sfilava anche l’Ovest
Milano, 8 mag. (askanews) – Doveva essere la celebrazione delle nuove vittorie russe, e invece si profila un 9 maggio in sordina, almeno sulla carta in una Mosca sempre più isolata. Parate e fuochi d’artificio annullate non soltanto nelle città più prossime al confine ucraino, ma anche in Siberia. Saltata anche l’after parata del “Reggimento Immortale”, dove i partecipanti al corteo stringevano in mano la foto di un parente che ha combattuto contro le truppe naziste nella seconda guerra mondiale e a cui – sin dalla prima – aveva preso parte anche il presidente russo Vladimir Putin, portando con sé un ritratto di suo padre Vladimir Spiridonovich. “Questa è una decisione presa direttamente dagli organizzatori di questo corteo, ma è abbastanza comprensibile (l’annullamento)”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, parlando di “precauzioni”, alludendo all’Ucraina come “stato terrorista”.
E mentre la guerra di invasione russa prosegue, sempre più sanguinosa e violenta, dall’Ucraina il presidente Volodymyr Zelensky pone una cesura netta e celebra il Giorno della Vittoria oggi invece che domani. “È l’8 maggio che la maggior parte delle nazioni del mondo ricorda la grandezza della vittoria sui nazisti”, ha detto in un video pubblicato sul suo canale Telegram, ben sapendo che la data del 9 per i russi è considerata sacra. “Stiamo restituendo al nostro stato una storia onesta senza influenze ideologiche”, ha dichiarato. “Sfortunatamente, il male è tornato. Come 80 anni fa, il male si è precipitato nelle nostre città e villaggi, così sta facendo ora. Sebbene ora siano un aggressore diverso, i ‘Rashisti’ hanno lo stesso obiettivo dei nazisti: schiavitù o distruzione. E proprio come nella seconda guerra mondiale, non siamo soli contro il male” ha scritto Zelensky in un altro post. “Ricordando l’eroismo di milioni di ucraini in quella guerra contro il nazismo, vediamo lo stesso eroismo nelle azioni dei nostri soldati oggi”, ha anche detto.
‘Rashisti’ è un neologismo ucraino coniato per descrivere quello che loro chiamano fascismo russo. E il cambio di data deciso da Kiev ovviamente non è andato bene a Mosca: la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova ha definito Zelensky “l’incarnazione di Giuda nel 21° secolo… Un complice dei fascisti 80 anni dopo”. Evidentemente il nazismo e il fascismo sono per entrambi il peggiore insulto da utilizzare nei confronti del nemico. Ma altri punti in comune decisamente mancano per le parti in guerra.
In Russia comunque il 9 maggio resta il giorno più importante del calendario sotto la presidenza Putin, che ha usato il trionfo sovietico del 1945 sulla Germania nazista anche come un pretesto propagandistico per giustificare l’invasione dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, dopo l’annessione della Crimea nel marzo 2014. La parata nella Piazza Rossa di Mosca, che tradizionalmente comincia con i rintocchi dell’orologio della Torre Spasskaja che batte le ore 10 (locali), si svolgerà.
In genere, 15 minuti dopo l’inizio prende la parola Putin, dopo l’ingresso della bandiera di stato della Federazione Russa e dello stendardo della vittoria e dopo che il ministro della difesa russo e il comandante della parata, passano in rassegna le truppe. Nel momento in cui entrano le bandiere, la voce fuoricampo che accompagna l’intera parata, ricorda l’ingresso a Berlino dei soldati sovietici.
Lo scorso anno, prima dell’inizio, era stato annunciato che la parte aerea della parata – ovvero l’ultima parte e gran finale – era stata annullata.
La storia della parata in Piazza Rossa è anche un buon termometro storico per capire quanto in fretta il mondo è cambiato. Basti pensare che soltanto 13 anni fa, alla parata del 9 maggio 2010 parteciparono le unità militari dei paesi della coalizione anti-nazista: insieme con i russi rappresentanti dell’esercito britannico, il 18° reggimento di fanteria degli Stati Uniti, i piloti dello squadrone francese Normandie – Niemen; ogni paese alleato presentò 70 dei suoi militari, così come il Kazakistan, l’Ucraina e la Polonia (guardia d’onore dell’esercito polacco). Le bande militari presenti eseguirono anche l’Inno alla gioia al termine della parata. E l’allora presidente russo Dmitry Medvedev definì l’inclusione delle truppe straniere nella parata un riconoscimento della loro “vittoria comune” nella seconda guerra mondiale. Includere rappresentanti militari, disse allora Medvedev, “è indicativo della nostra solidarietà e della comprensione che i valori umanistici universali stanno diventando sempre più importanti per lo sviluppo del mondo moderno”.
Ma i tempi appunto cambiano, e in fretta. In questi giorni piuttosto si discute dei droni del 3 maggio sul Cremlino: vero attacco o provocazione inventata per giustificare un aumento di ferocia negli attacchi in Ucraina? Un escalation? O una parata sottotono? Ogni spiegazione rischia ulteriormente di minare il senso di sicurezza tra i russi, già ben scosso.
(di Cristina Giuliano)