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La storia di Paolo, ‘malato’ di gioco: “Per 36 anni ho abitato all’inferno”

GenovaLa storia di Paolo, ‘malato’ di gioco: “Per 36 anni ho abitato all’inferno”

“La dipendenza da gioco non la vedi: è subdola e nascosta”. Ma quando ti prende finisci ad “abitare all’inferno”. A raccontarlo è Paolo, dell’associazione dei giocatori anonimi di Bologna, questa mattina a valle della presentazione del nuovo report realizzato dall’Osservatorio per le dipendenze patologiche dell’Ausl emiliana.

CASI DI LUDOPATIA DI NUOVO IN AUMENTO

Dopo il calo nel periodo del lockdown, è tornato a crescere il numero di giocatori problematici a Bologna che si rivolgono ai servizi. Sono stati 224 nel 2022, rispetto ai 197 dell’anno prima e ai 218 del 2020 (ma furono 233 nel 2019). In tutto, spiega il direttore dell’Osservatorio Ausl, Raimondo Pavarin, negli ultimi 30 anni sono stati 826 i ludopatici presi in carico dai servizi sanitari bolognesi. Nel 2022 sono stati 70 i nuovi casi e rispetto al passato emerge una diminuzione sia dell’età media delle persone sia dei disoccupati. Di contro aumenta il numero di chi ha un lavoro stabile e una scolarità medio-alta. Segno, anche, che i Serd non sono più vissuti solo come servizi per l’aiuto dei tossicodipendenti, ma anche per il sostegno di tutti coloro che hanno una dipendenza patologica di vario genere.

EX GIOCATORI COINVOLTI NELLE TERAPIE

Intanto sta per partire una nuova sperimentazione a sostegno di chi soffre di ludopatia. E a raccontarlo è proprio Paolo, dell’associazione dei Giocatori anonimi. Nelle prossime settimane, infatti, inizierà un esperimento che vede affiancare al professionista e al paziente anche un ex giocatore che assiste alla terapia. “Noi giocatori possiamo essere di grande aiuto- assicura Paolo- insieme si può, il resto sono chiacchiere”.

LA STORIA DI PAOLO

“La dipendenza da gioco non la vedi- spiega- è subdola e nascosta. Non è come l’alcol o la tossicodipendenza. Io non ho mai confessato, sono stato beccato. Casualmente. Avrei vinto tantissimi Oscar, sono stato bravissimo. Nessuno si è mai accorto di niente”. A 23 anni, ricorda Paolo, “è finita la mia prima vita. Non avevo problemi economici, ho fatto la mia prima giocata e ho avuto una scarica di adrenalina come non ho mai avuto. Dopo ho traslocato, ho abitato all’inferno per 36 anni”. Paolo spiega di aver “giocato a tutti i livelli”, anche illegalmente e clandestinamente. E in quegli anni ha “distrutto tutto quello che avevo. Avevo un’azienda con dei dipendenti, ho buttato il mio business nel gioco”.

“NON SONO GUARITO, LO CONTROLLO”

L’ultima giocata per Paolo risale al 2009 e “da 14 anni sono sobrio. Ma non guarirò mai del tutto: lo controllo”. Poi aggiunge: “Sono stato perdonato, ma non riesco a perdonarmi per il male che ho fatto a chi mi era vicino”. Paolo spiega che è grazie alla moglie se si è avvicinato a un gruppo di aiuto. “Ma all’inizio mi faceva schifo- confessa- mi ci è voluto un anno per capire che era lo specchio della mia vita, che chi mi era accanto aveva sofferto quanto me, che non ero solo. Perchè oltre al gioco, l’immenso amore di un giocatore è la solitudine”.
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