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Il diritto di restare, anche nel Sahel: se l’alternativa alle migrazioni si può costruire

MondoIl diritto di restare, anche nel Sahel: se l’alternativa alle migrazioni si può costruire

ROMA – “A volte emigrare è una scelta disperata, quasi sempre comporta sacrifici immensi”: Sally Maiga, rappresentante dell’Associazione burkinabé in Italia, interviene a un dibattito promosso dalla rete Link 2007 per tracciare il bilancio di un progetto di cooperazione nel Sahel, in Africa occidentale.
Il confronto è via web. Il titolo, ‘La realizzazione personale come alternativa alla migrazione‘, riguarda l’impegno al centro di un percorso sociale durato 17 mesi. Ad animarlo e a supportarlo nel tempo, in Mali, Burkina Faso e Niger, è stato il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) insieme con le organizzazioni Lvia, Cisp e Le Réseau e con il contributo dell’associazione panafricana Jeunes Volontaires pour l’Environnement (Jve).

Nel suo intervento, Maiga premette di “aver vissuto” la realtà della migrazione sulla propria pelle. “Quella irregolare è spesso una scelta che nasce dalla disperazione”, sottolinea l’attivista. “Nessuno lascia la propria casa per il piacere di farlo; è una scelta che comporta sacrifici immensi; e poi ci sono i viaggi, con le traversate nel deserto e in mare, i rischi e i traumi, con cicatrici profonde che restano per la vita”.
Secondo Maiga, neanche gli approdi sono facili. “Nei Paesi di destinazione ci sono tante sfide da affrontare“, sottolinea la responsabile dell’Associazione burkinabé. “Chi parte deve essere informato prima, anche delle opportunità di impiego che esistono nella realtà locali e nel Paese di origine: solo così la sua decisione può essere consapevole”.

Ma torniamo al progetto di Link 2007. L’ambizione è formare i giovani del Burkina Faso, del Mali e del Niger in modo che abbiano maggiori opportunità di inserirsi nel mondo del lavoro o di avviare imprese nei loro Paesi. La tesi è che su queste nuove basi potrebbero scegliere con consapevolezza quali percorsi di vita intraprendere.

Riflette sull’iniziativa Olivier Tuina, esponente di Jeunes Volontaires pour l’Environnement (Jve), di base in Burkina Faso. “Abbiamo partecipato a ‘opportunity days’, contribuendo anche alla loro organizzazione pratica”, sottolinea. “Sono stati incontri arricchenti, anche con i giovani della diaspora: hanno permesso uno scambio di esperienze che ci ha portato a capire cosa vivono i candidati all’emigrazione”.
Una parte del lavoro ha riguardato la comunicazione. “Abbiamo organizzato trasmissioni e attività in radio e tv”, sottolinea Tuina: “I contatti e le interazioni, anche attraverso i social network, hanno raggiunto otto milioni di persone”.

Durante il webinar a evidenziare la necessità di “una narrazione corretta” è anche Mehret Tewolde, vicepresidente di Le Réseau, un’associazione nata in Italia e impegnata in progetti culturali e di valore sociale. In primo piano nel dibattito ci sono anche le rimesse, cioè i trasferimenti di denaro delle persone migranti ai familiari rimasti nei Paesi di origine. Secondo stime della Fondazione Mo Ibrahim, pubblicate il mese scorso, nel 2022 il 61 per cento di questi stanziamenti ha beneficiato Egitto, Nigeria e Marocco, rispettivamente con oltre 28, 20 e 11 miliardi di dollari. “E parliamo soltanto dei dati ufficiali”, annota Tewolde: “Restano fuori i trasferimenti informali, che sono molto significativi”.

In gioco ci sono il lavoro e lo sviluppo. Lo evidenzia Luigi Vignali, direttore generale in Farnesina per gli Italiani all’estero e le politiche migratorie (Dgit). La sua riflessione è generale: riguarda l’approccio nei confronti della mobilità umana. “Non si può parlare solo di informazione nei Paesi di origine sui rischi delle migrazioni”, sottolinea Vignali. “I flussi vanno infatti affrontati in una prospettiva positiva, perché alle nostre società servono“.
L’analisi prende spunto dall’Italia ma abbraccia l’Europa. “Le nostre società sperimentano cali demografici che condizionano vari settori dell’economia”, osserva Vignali. “Per questo abbisognano di freschezza, anche culturale, che arriva dall’estero”.
Secondo il direttore, “il fenomeno migratorio è connaturato alla storia dell’umanità”. Oggi, continua Vignali, “ne abbiamo bisogno, a condizione che i flussi siano ordinati, programmati e concordati, per sostenere le nostre società e le nostre economie”.
Il direttore evidenzia che il “partenariato” con i Paesi di origine è “indispensabile”. Come in un cerchio che si chiude si torna poi all’idea stessa di cooperazione. Njoya Tikum, a capo dell’ufficio per l’Africa occidentale e centrale del Programma dell’Onu per lo sviluppo (Undp), sottolinea di voler lavorare ancora con Link 2007. E il presidente della rete, Roberto Ridolfi, raccoglie: “Il supporto del ministero ci dà fiducia; e questo webinar è importante per prendere coscienza dell’impatto di un progetto come questo”.

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