ROMA – “Dell’ayahuasca se ne parla da circa 20 anni. È una droga che non ha un gran costo, ma che necessita di preparazione e viene consumata di solito in gruppo. Si sta pensando di utilizzarla in futuro come trattamento contro la depressione resistente. Ma è ovvio che quando le sostanze vengono usate così, senza controllo del dosaggio o monitoraggio dell’assunzione, il soggetto può entrare in stati dissociativi che non governa e quindi compiere dei gesti di cui non è assolutamente consapevole”. A dirlo lo psichiatra Giuseppe Nicolò, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze Psicologiche della Asl Rm5, interpellato dalla Dire in merito agli effetti dell’ayahuasca, la radice allucinogena utilizzata nel raduno sciamanico in cui ha perso la vita, per cause ancora da identificare, Alex Marangon, il barista 25enne di Marcon (Venezia) scomparso il 30 giugno e il cui corpo è stato trovato in un isolotto del fiume alle Grave di Ciano il 2 luglio.
“La stessa cosa – ha proseguito lo psichiatra – vale per i catinoni, che sono sostanze ormai sempre più diffuse. I primi morti a causa dell’uso di catinoni furono degli italiani che assunsero queste droghe a Londra durante un capodanno. Tali sostanze producono, oltre ad uno stato allucinatorio e di grande euforia, anche ipertermia. I ragazzi quella notte di capodanno per cercare di rinfrescarsi si lanciarono nel Tamigi e morirono tutti”. Secondo Nicolò, quindi, serve una grande campagna di informazione che coinvolga i giovani: “Mai però un atteggiamento didattico o brochure che spieghino ai ragazzi che non si devono drogare- ha sottolineato- perché non servono a nulla, ma un coinvolgimento vero e l’individuazione di soluzioni alternative per cercare di risolvere questa condizione di mal vivere, che sta affliggendo la nostra società”.
L’articolo Alex Marangon. Lo psichiatra: “L’ayahuasca produce stati dissociativi e fa compiere gesti inconsapevoli” proviene da Agenzia Dire.
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